Lo scudetto conferito sub iudice ai nerazzurri fu il preludio ad un’ingente campagna-acquisti, con la società decisa a replicare sul campo il trionfo. A puntellare la retroguardia giunsero Maxwell, Grosso e Maicon; in mediana vennero acquistati Mariano González e Vieira, con il reparto offensivo che segnalò l’ingaggio di Ibrahimović e il ritorno di Crespo. Ai movimenti in entrata corrisposero le partenze di giocatori chiusi nei rispettivi ruoli dai nuovi volti, tra cui Favalli, Wome, Kily González, Pizarro, Verón e Martins.
Il contributo degli innesti si rivelò fondamentale sin dall’esordio, in cui l’Inter vinse la Supercoppa italiana piegando in rimonta la Roma: ritrovatasi in svantaggio per 0-3, la squadra agguantò il pari con doppietta di Vieira e gol di Crespo. A fissare il punteggio fu infine una punizione di Figo, con il risultato di 4-3 che assegnò alla Beneamata il trofeo. Tale successo rappresentò l’ultimo della presidenza di Giacinto Facchetti, deceduto il 4 settembre 2006 dopo una lunga malattia. La formazione ne onorò la memoria al debutto in campionato, torneo i cui pronostici erano indirizzati proprio in favore dei meneghini: la trasferta sul campo della Fiorentina fu decisa dalle reti di Cambiasso, alla prima doppietta in Serie A, e Ibrahimović. Conseguito il primato solitario — statistica registrata per l’ultima volta il 9 febbraio 2003 — l’Inter confermò già dall’autunno le ambizioni di vittoria.
La squadra di Roberto Mancini fu inoltre capace di risollevare le proprie sorti in ambito continentale, dopo le sconfitte per mano di Sporting Lisbona e Bayern Monaco: la duplice affermazione contro il russo Spartak Mosca mutò la classifica, con la qualificazione ottenuta in anticipo battendo i portoghesi a domicilio. Successivamente all’avvio del percorso in Coppa Italia, con l’eliminazione del Messina, il girone europeo fu archiviato da un pari sul campo dei bavaresi. Lo scenario del campionato vide poi i meneghini consolidare ulteriormente la vetta, grazie anche ad una serie di vittorie consecutive: prevalso per 4-3 in un rocambolesco derby, Mancini eguagliò i record di Herrera e Trapattoni con 8 affermazioni di fila. Migliorata la statistica per effetto di un successo contro i messinesi, ai quali Materazzi segnò in rovesciata uno dei suoi gol più celebri, l’Inter si assicurò anzitempo il titolo invernale espugnando il terreno della Lazio. A chiusura del girone d’andata furono 9 i punti di margine sulla Roma, il cui primato di 11 vittorie consecutive venne tra l’altro superato sul campo del Torino: nel 3-1 inflitto ai granata spiccò una rete di Ibrahimović, tra le più famose nella carriera dello svedese. Marco Materazzi, uno dei protagonisti dello Scudetto da record nerazzurro: il difensore centrale mise a segno 10 reti in campionato, tra cui la doppietta decisiva per la vittoria aritmetica del torneo.
Pervenuta per il terzo anno consecutivo alla finale di Coppa Italia, dopo aver estromesso Empoli e Sampdoria, l’Inter accumulò un distacco di 14 lunghezze sui capitolini a fine febbraio. La striscia positiva risultò di 17 vittorie, numero mai eguagliato in massima categoria: a troncare la serie fu un pari con l’Udinese, unica avversaria a rimanere imbattuta contro i nerazzurri in campionato (complice anche il pari all’andata, a seguito del quale venne aperta la striscia-record).
In Champions League la squadra non superò invece gli ottavi di finale, cedendo allo spagnolo Valencia per i gol subìti sul proprio campo: al fischio finale ebbe inoltre luogo una rissa in campo, originata da un’aggressione a Burdisso che riportò la frattura del setto nasale. L’episodio fu sanzionato dalla UEFA con la squalifica degli andalusi David Navarro e Carlos Marchena, nonché dello stesso Burdisso e dei compagni di squadra Maicon, Córdoba e Cruz. Nella stracittadina dell’11 marzo 2007 fu quest’ultimo a realizzare il pari dopo 17″, riportando in equilibrio una gara sbloccata dall’ex Ronaldo: un gol di Ibrahimović consegnò all’Inter la vittoria, con il presidente Massimo Moratti che esultò compiendo in tribuna il gesto dell’ombrello. In primavera la Beneamata raggiunse un vantaggio di 20 punti sugli uomini di Spalletti, ipotecando di fatto il titolo.
Benché battuta dai romani nello scontro diretto, passo falso corrispondente all’unica sconfitta del torneo, l’Inter non mancò l’appuntamento con il tricolore, la matematica certezza giunse con una vittoria in quel di Siena, firmata da una doppietta di Materazzi. I nerazzurri incamerarono lo Scudetto con 5 giornate di anticipo, eguagliando in tal senso Torino e Fiorentina che vi erano riuscite nel 1948 e 1956. Ad impedire il double nazionale fu ancora la rivale giallorossa, prevalsa con un netto 6-2 nella finale d’andata di coppa: il trionfo per 2-1 nel retour match non fu sufficiente a ribaltare il largo passivo. Il campionato venne concluso con la cifra di 97 punti, record in seguito migliorato dai 102 della Juventus di Antonio Conte nel 2013-14.
Sul piano statistico la squadra non riportò alcuna battuta d’arresto in campo esterno, cogliendovi anzi un totale di 15 successi: 11 di questi furono inanellati consecutivamente. Degno di nota anche il rendimento tra le mura amiche, dove si registrò l’unica sconfitta del torneo: a scardinare tale primato sarà ancora la Juventus, vittoriosa nel campionato 2011-12 senza alcuna disfatta al passivo. Da segnalare infine il distacco sulla Roma, seconda classificata con 22 lunghezze di ritardo dalla capolista. In segno di celebrazione per un trionfo sul campo atteso dall’epoca di Trapattoni, nel comune di Novate Milanese (il cui sindaco Luigi Silva si dichiarò di fede rossonera) la “Via Garibaldi” fu rinominata “Via XV Scudetto, anno dei record 2006-2007”.
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