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Stadio San Nicola – BARI

Lo stadio San Nicola è il maggiore impianto sportivo della città di Bari, della regione Puglia e del sud Italia. Progettato da Renzo Piano e soprannominato da lui stesso Astronave per via della sua caratteristica conformazione architettonica, è stato realizzato in occasione della 14ª Coppa del Mondo di calcio. Sorge nella zona sud-ovest della città, nel territorio del IV municipio (nella zona dell’ex circoscrizione Carbonara-Santa Rita) in un’area di 533 000 m².

Di proprietà del Comune di Bari, è stato intitolato il 28 aprile 1990 al santo patrono della città a seguito di un referendum popolare svoltosi in abbinamento alla Gazzetta del Mezzogiorno. Ospita le partite casalinghe della società calcistica del Bari dalla stagione 1990-1991.

È il terzo stadio più grande d’Italia (dietro al Meazza di Milano e all’Olimpico di Roma) e 33º impianto europeo per capienza. Secondo i criteri UEFA l’impianto è classificato nella categoria 3.

Con Decreto del 18 maggio 2007, allo stadio San Nicola è stato riconosciuto il “particolare carattere artistico” ai sensi della L. 633/41. In particolare, le motivazioni per l’attribuzione del riconoscimento recitano: “L’opera è riconosciuta di indiscussa qualità architettonica e rappresenta un’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza sia per lo studio della forma planimetrica e distributiva delle gradinate, delle strutture di servizio e dell’accessibilità che per le soluzioni strutturali adottate”.

La scelta dell’area in cui sarebbe sorto l’impianto, attorno al quale sarebbe dovuta sorgere una cittadella dello sport composta da parchi, piscine coperte e strutture per altri sport, avvenne durante una riunione del consiglio comunale la sera del 16 gennaio 1987: un’area pianeggiante nei pressi della via per Bitritto a ridosso della SS 271 già destinata dal piano regolatore allo sport a livello regionale (tale decisione scatenò le proteste dei Verdi e di gruppi ambientalisti, i quali avrebbero voluto tutelare il paesaggio circostante composto da masserie, ipogei e resti di insediamenti rupestri, che portarono allo spostamento dello stadio di 15 metri verso sud-est rispetto al piano iniziale).

La progettazione dello stesso fu affidata il 21 gennaio all’estro creativo del famoso architetto genovese Renzo Piano, il quale presentò la sua idea di stadio alle autorità il 10 febbraio 1987: un impianto dedicato esclusivamente al calcio da 50.000 posti a sedere numerati, tutti coperti, disposti su due anelli concentrici a pianta ellittica simmetrica su entrambi gli assi. L’anello inferiore sarebbe stato posto all’interno di un avvallamento artificiale creato appositamente, con il campo di gioco a 2 metri di profondità rispetto al livello del suolo; l’anello superiore, costruito con una struttura in acciaio, sarebbe stato innalzato di soli 3,6 metri dal livello del suolo con un picco di 43,84 metri di soprelevazione nella parte più elevata, sarebbe stato sorretto da 52 coppie di colonne e avrebbe dato l’impressione di essere sospeso nel vuoto, in quanto unica parte dello stadio visibile dall’esterno. L’idea dell’archistar fu infatti quella di voler creare l’effetto di un’astronave atterrata su di un cratere circondato dal paesaggio pugliese.

L’idea di suddividere la parte superiore del secondo anello in 26 settori separati nacque per motivi di sicurezza: ognuno, distando 8 metri dall’altro, avrebbe agevolato l’isolamento di gruppi di tifosi ospiti impedendo scontri tra tifoserie. Sempre per motivi di sicurezza venne progettato un fossato tra l’anello inferiore e il terreno di gioco, sfruttandone le struttura interna in cemento per l’accoglienza di servizi igienici, biglietterie, palestre, parcheggi interni e sale macchine. La copertura dell’impianto sarebbe stata rivestita senza interruzioni da 14.000 m² di teflon, un materiale traslucido che avrebbe impedito ombre sul campo durante le riprese televisive. Il supporto della stessa sarebbe stato realizzato con 130 tonnellate di tubolari di acciaio inossidabile lunghi fino a 25 metri, gli stessi avrebbero poggiato su travi in acciaio a sezione scatolare lanciate a sbalzo verso il centro del campo. Avveniristica fu inoltre l’idea di diffondere l’impianto d’illuminazione, composto da 264 lampade a ioduri metallici da 3.500W e 6.500K per un’illuminazione complessiva di 1.800 lux, lungo tutto il perimetro della copertura: ciò permette al San Nicola di essere l’unico stadio al mondo privo di ombre sul campo durante le partite in notturna. Infine la scelta cromatica dei seggiolini ricadde sul verde nell’anello inferiore e sul giallo in quello superiore, per infondere un’atmosfera di calma e tranquillità in linea con il paesaggio pugliese.

Il progetto originale subì alcune modifiche in fase di realizzazione: su richiesta del CONI venne aggiunta una pista d’atletica ad 8 corsie, la quale portò inevitabilmente a un diametro maggiore gli spalti con conseguente aumento della capienza agli attuali 58.270 posti a sedere (a causa di questa modifica le file più vicine al terreno di gioco di entrambi gli anelli si ritrovano di fatto prive di copertura). Ulteriori modifiche furono apportate in fase di edificazione, come la decisione di costruire la struttura dell’anello superiore assemblando direttamente nell’area del cantiere 310 elementi prefabbricati di cemento armato anziché in acciaio, come inizialmente previsto.

Il progetto esecutivo fu consegnato da Piano l’8 luglio 1987. L’edificazione fu assegnata il 12 settembre al Consorzio “Stadium”, un’associazione temporanea composta dalla Salvatore Matarrese S.p.A. e da altre imprese edili locali (Rossi, Tes, Edicom, Mazzitelli, Quadrato, Coprola, Rubino, De Bartolomeo, Andidero) che batté la concorrenza di altre 5 imprese (Dioguardi, AstaldiDeCorato, BindaGiovanniello, Grassetto Padova, Abrusci), essa cominciò il 15 ottobre 1987 con una squadra composta da 250 operai e una trentina tra tecnici, ingegneri e architetti diretta dell’ingegner Amedeo Vitone per terminare nel maggio del 1990 (in ritardo rispetto all’originale data di consegna, prevista per l’ottobre del 1989). Al termine dei lavori il costo della struttura si rivelò più elevato del preventivo iniziale: oltre 120 miliardi di lire (di cui 55 finanziati dal credito sportivo) rispetto ai 100 preventivati, questo a causa di adeguamenti tecnologici resisi necessari in corso d’opera (come l’aggiunta dei tabelloni elettronici sovrastanti le due curve, per i quali furono spesi 17 miliardi) e per la costruzione di ulteriori parcheggi rispetto al progetto iniziale (dai 5.300 inizialmente previsti ne furono realizzati oltre 10.000).


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