Il glorioso Club Atletico River Plate va all’inferno della serie B per la prima volta in 110 anni di storia. Nel ritorno dei playout, al Monumental ha soltanto pareggiato 1-1 con il Belgrano: dopo lo 0-2 dell’andata, avrebbe dovuto vincere con due gol di scarto. Partita finita poco prima del 90′, per la minacciata invasione di campo della gente del River. Ma la rabbia dei tifosi si è scatenata ugualmente prima all’interno e poi all’esterno dello stadio fino a notte. Un primo bilancio è di 25 feriti fra cui 4 poliziotti.

Cronaca di una morte annunciata, anche se l’impatto della notizia fa comunque scalpore e sconvolge un Paese fatto di tifosi sfegatati. Il River, su questo non c’è dubbio, merita la retrocessione. Per il complicato metodo adottato in Argentina, la media dei punti che decide la permanenza in Primera division viene calcolata sulla base degli ultimi tre anni, equivalente, in virtù della divisione della stagione nei due tornei Apertura e Clausura, alla bellezza di sei campionati. Non si tratta quindi di un’annata storta. I tifosi riverplatensi sono infuriati con i dirigenti, l’attuale presidente Daniel Passarella ma soprattutto il suo predecessore José Maria Aguilar, colpevole di aver truccato i bilanci durante i suoi 8 anni di governo, salvo poi svelare un buco di 10 milioni di dollari quando stava per andarsene. Aguilar faceva miracoli, ma in negativo. Il River vendeva fior di giocatori in Europa, da Saviola a Aimar, da D’Alessandro a Cavenaghi, ma le casse languivano e nessuno diceva nulla.

(immagine ar.pinterest.com)

L’ultimo trionfo in un torneo locale, il 33˚, risale al 2008, con Diego Simeone in panchina. Sembrava l’inizio di un nuovo ciclo di vittorie e invece l’anno dopo il River terminava inspiegabilmente ultimo, il Cholo se ne andava sbattendo la porta e il club entrava nel caos profondo. A quel punto entra in gioco Passarella, che si aggiudica la presidenza con appena 6 voti di scarto su 11 mila. Il Kaiser scopre il buco, ma promette che nel giro di due anni la situazione sarebbe migliorata notevolmente. Con lui, invece, si è consumato il disastro; i rinforzi arrivati non hanno reso quello che si ci aspettava; dalle squadre giovanili, tradizionale punto di forza della società, è emerso ben poco. Matias Almeyda, vecchia bandiera, è tornato a giocare dopo il ritiro prematuro: dopo una stagione discreta, il suo rendimento è calato. Stessa sorte per Carrizo, in prestito dalla Lazio, autore di prestazioni buone, ma anche di papere colossali contro il Boca e il San Lorenzo, costate punti decisivi. Anche l’enfant prodige Erik Lamela, su cui hanno messo gli occhi Roma, Napoli e Milan, si è fatto desiderare, con due soli gol in tutto il campionato. Un mese fa Passarella avrebbe respinto in malo modo un’offerta per lui di 8 milioni di euro avanzata dalla Roma. Da domani, con la squadra in B, inizieranno giocoforza le svendite. Il River perde la bellezza di 4 milioni di euro di diritti tv, oltre alla rinegoziazione dei contratti con gli sponsor. I giocatori reclamano il pagamento di tre milioni di euro in premi arretrati, la soluzione potrebbe essere un via libera generale a riprendersi parte del cartellino e mettersi sul mercato.

Dai nemici storici del Boca Juniors ieri arrivano sberleffi a non finire. Per Mauricio Macri, ex presidente «xeneizes» e attuale sindaco di Buenos Aires, il flop dei rivali è stata l’unica soddisfazione in un anno povero per lo stesso Boca. Martin Palermo, ritiratosi gloriosamente, ha ammesso che un tifoso del Boca non può che essere soddisfatto della disgrazia altrui. Tra l’altro, dalla prossima stagione lo stesso Boca e l’Independiente partono con una media retrocessione molto bassa che li obbligherà a faticare per non fare la stessa fine. Comunque quello di ieri si scriverà come un giorno storico nel calcio argentino. Ironia della sorte, si compivano 15 anni dall’ultimo trionfo nella Libertadores: 2-0 all’America di Cali con doppietta di Hernan Crespo, mentre il capitano era Enzo Francescoli. Preistoria, rispetto al disastro di oggi.

FONTE: lastampa.it – FOTO: (AP Photo/Natacha Pisarenko)


Di Redazione

VISSUTA COME UNA SECONDA PELLE

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