Un giorno cruciale per la storia della Sardegna, da 230 anni. In occasione della “Giornata del popolo sardo” – istituita dal Consiglio regionale della Sardegna con la Legge Regionale 14 settembre 1993, n. 44 – il Cagliari Calcio ricorda gli avvenimenti della “Sarda Rivolutzione” (in italiano: “Moti rivoluzionari sardi” o “Vespri sardi”) presentando la Maglia Gara Special Edition realizzata dallo sponsor tecnico EYE Sport, che verrà indossata nella prossima partita da disputarsi in Sardegna, il 5 maggio contro il Lecce. Un’iniziativa in collaborazione con lo sponsor tecnico EYE Sport e che rientra anche nella partnership con l’Assessorato al turismo della Regione Sardegna, per onorare la storia della Sardegna e del suo popolo celebrandone l’identità culturale e l’unità in quel preciso momento storico.
La maglia, caratterizzata dall’effetto pixel (con cromaticità che richiamano l’opera di Giuseppe Sciuti “Entrata di Giovanni Maria Angioy a Sassari”) proposto anche nella parte laterale dei pantaloncini e nel retro dei calzettoni, ha nei tre testi in lingua sarda che compaiono in diversi punti della divisa da gioco i suoi elementi distintivi: il nome della festa, “Sa Die de sa Sardigna”, visibile in orizzontale nel retro della maglia e in verticale nel retro dei calzettoni; la data “Su 28 de Abrili” internamente nel girocollo; la frase “Nara Cixiri” internamente nella parte inferiore della maglia, a ribadire e ricordare la formula fonetica con la quale, secondo la leggenda, era facile individuare “lo straniero”. I Piemontesi venivano bloccati vedendosi formulata la richiesta “Nara cixiri” (trad.: pronuncia la parola “cece”), chi non riusciva a pronunciare bene questa parola (“cixiri” in sardo significa “cece”) non era “casteddaio” ed era quindi destinato a venire imbarcato e allontanato.
LA STORIA
Il 28 aprile 1794 entrò nella storia come “Sa Die de s’aciapa” (trad. “Giornata della cattura”), quando i cittadini cagliaritani furono protagonisti della cacciata dei piemontesi nel culmine di quella che viene definita la “Sarda Rivolutzione” iniziata l’anno precedente e che sarebbe perdurata per un triennio con episodi fino al 1812. Quei moti furono emblema del valore e della dignità del popolo sardo, esaltati dal coraggio, dal sacrificio e dalla resistenza dei nostri antenati di fronte alle ingiustizie dei dominatori, i Savoia. I tumulti tra la borghesia sarda e i feudatari infatti non cessarono e proseguirono anche dopo il 28 aprile 1794. Il malcontento crebbe fino a quando, nella seconda metà del 1795, il numero di rivolte aumentò e la città di Sassari venne circondata. Il Vicerè sabaudo chiese a Giovanni Maria Angioy di riportare l’ordine nell’Isola ma questi, attraversando a cavallo l’Isola da Cagliari a Sassari, conobbe meglio i problemi e le istanze dei sardi e, paese dopo paese, riuscì a formare un gruppo sempre più nutrito, sposando definitivamente la causa del popolo e unendolo di fatto da sud a nord, fino ad essere accolto trionfalmente. Questo episodio è rappresentato nell’affresco di Sciuti, oggi presente nel salone delle assemblee del Palazzo della Provincia a Sassari.
fonte: cagliaricalcio.com
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