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Stadi, un raffronto economico tra Italia e resto d’Europa

Il tema delle infrastrutture nel nostro Paese è uno dei più utilizzati per spiegare le difficoltà del movimento calcistico italiano rispetto ad altri esempi più virtuosi nel panorama europeo. Gli stadi vecchi e non al passo con i nuovi standard europei contribuiscono a frenare i ricavi da diritti tv e quelli commerciali per i club.

Basti pensare – ad esempio – che nelle ultime due stagioni pre-covid le tre big italiane (Juventus, Inter e Milan) hanno fatto registrare minori ricavi aggregati per 375 milioni rispetto alle tre big di Premier League (Liverpool, United e Arsenal), per 434 milioni rispetto alle tre big della Liga (Real, Atletico e Barça) e per 140 milioni rispetto alle big di Bundesliga (Bayern, Schalke e Dortmund).

Guardando ai vari campionati nel complesso, nella stagione 2017/18 e 2018/19 la Premier League ha generato incassi da stadio pari a 3,41x e 3,04x rispetto a quelli della Serie A, cioè 603 milioni contro 177 milioni nella stagione 2017/18 e 604 milioni contro 199 milioni nella stagione 2018/19.

Ovvero, tra tutte le competizioni europee prese in esame, il multiplo medio dei ricavi da stadio rispetto alla Serie A è stato pari a 2,18x (17/18) e 1,96x (18/19), con un divario particolarmente ampio con il massimo campionato inglese.

Il gap a livello di ricavi si è riflesso anche nei successi in campo internazionale, che si sono praticamente azzerati tra il 2010 e il 2020, con l’eccezione della Champions League conquistata dall’Inter con Mourinho. Nel frattempo, dopo la costruzione dello stadio di proprietà, la Juventus è riuscita a conquistare due finali della massima competizione europea per club, senza tuttavia mai trionfare.

Anche il ranking per club ci mostra le differenze nette tra i primi anni 2000 e la stagione attualmente in corso. Per esempio, nel 2005/06 il Milan dominava la classifica, con Inter e Juventus nella top 5. Oggi, rossoneri e nerazzurri sono scomparsi, e rimane solamente la Juventus al nono posto.

Infine, tra gli effetti di questo divario, anche il calo del valore delle rose. Alla conclusione del calciomercato estivo 2021/2022 il valore delle rose dei top 5 club italiani è inferiore di 1,8 miliardi di euro rispetto a quello dei primi 5 club della Premier League e di 404 milioni rispetto a quello dei primi 5 club della Liga.

Nel 2021/2022 nessun club italiano figura tra le prime 10 società europee per valore di mercato della rosa. La Juventus è undicesima con 640 milioni, l’Inter dodicesima con 573 milioni, il Napoli quattordicesimo con 517 milioni e il Milan sedicesimo con 467 milioni.

Le maggiori entrate che solo uno stadio moderno può assicurare si trasformano in:

  • Aumento della capacità di investimento del club per rafforzare la squadra;
  • Aumento della capacità di investimento per rafforzare il settore giovanile e crescere futuri campioni;
  • Maggiori risorse per sviluppare e mantenere le strutture di allenamento necessarie alla performance;
  • Maggiori possibilità di competere ai più alti livelli (UCL) con la possibilità di aumentare ulteriormente i ricavi. Tutto ciò, associato a una corretta gestione delle risorse e degli investimenti, dà vita a un circolo virtuoso capace di proiettare e mantenere un club nell’élite del calcio europeo.

Un nuovo stadio non ha un impatto solo sulla capacità del club di generare risorse nei giorni della partita. Come nel caso del progetto per il Nuovo San Siro, e come già avviene nelle principali capitali del calcio, lo stadio e la sua area non vivono più solo il giorno della partita, bensì 365 giorni l’anno con servizi, attività, eventi ed aree commerciali aperte a tifosi e a tutta la cittadinanza.

Quello che resta da capire è se l’impatto delle nuove strutture possa essere altrettanto efficace nel nostro Paese all’estero. L’italiano ha mediamente una propensione al risparmio più accentuata rispetto ai cittadini di altri Paesi, e un aumento dei prezzi dei biglietti potrebbe scoraggiare molte persone dall’assistere a eventi live.

D’altro canto, con nuovi stadi andrebbero a moltiplicarsi le possibilità di ricavi, non solamente dal lato del ticketing, ma con esperienze e attività connesse che consentano alla struttura – come detto prima – di “vivere” per 365 giorni all’anno e non solo il giorno delle partite.

FONTE: calcioefinanza


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