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L.R. Vicenza 1902 – 1977/78

Stagione 1977-78, mentre l’Italia scopriva il terrorismo e la crisi petrolifera, John Travolta accendeva la febbre del sabato sera e la Rai inaugurava le trasmissioni a colori, il campionato di calcio di serie A, a 16 squadre e con due punti a partita in palio, viveva da anni il predominio della Juventus di Trapattoni, Boniperti e Agnelli.
Dal 1966, dopo la famigerata disfatta mondiale dell’Italia contro la Corea del Nord, erano chiuse le frontiere con l’estero e degli stranieri che prima della chiusura calcavano i nostri campi, rimaneva, solo come un panda, il trentacinquenne Sergio Clerici, panchinaro della Lazio. I bomber del campionato si chiamavano Roberto Bettega, Beppe Savoldi, Bruno Giordano, Ciccio Graziani. Sul viale del tramonto s’affievolivano le stelle di Boninsegna e Anastasi, nascevano quelle di Pruzzo, Altobelli e Paolo Rossi.
In quella stagione, sul campo di Perugia, il 30 ottobre 1977, si consumò la tragedia di Renato Curi.

Il Lanerossi Vicenza, che doveva il proprio nome non ad una sponsorizzazione ma all’acquisizione da parte di una società privata della proprietà stessa del club, era una provinciale storica del campionato italiano e per ben vent’anni di fila era riuscita nel miracolo di rimanere nella massima serie, fino alla retrocessione nel 1975. Nella stagione 1977-78 risaliva al termine di una promozione esaltante, con l’ambizione di una salvezza tranquilla e la speranza di sorprendere.

Costruita “spendendo un pugno di lenticchie”, come disse l’allora presidente Giussy Farina, il Lanerossi Vicenza metteva insieme un sporca dozzina di giocatori, assemblando scarti delle grandi come Cerilli che aveva deluso all’Inter, onesti mestieranti di centrocampo, come Guidetti e Faloppa, personaggi eccentrici come l’esterno dai vistosi mustacchi Roberto Filippi – soprannominato per le sue discese “Furia” , come “il cavallo più veloce del west” (protagonista sulla Rai dell’epoca) – e giovani promesse, come Giorgio Carrera, libero dai piedi buoni, piccolo Beckenbauer dalla carriera sfortunata e – su tutti – Paolo Rossi, scartato dalla Juventus, dopo una via crucis di tre menischi saltati e ventiquattro mesi di degenza ma riabilitato in B dall’allenatore Giovan Battista Fabbri.

La formazione base era: Galli, Callioni, Lelj, Guidetti, Prestanti, Carrera, Cerilli, Faloppa, Rossi, Salvi, Filippi.

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